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L'UCIIM è soggetto
qualificato dal MIUR 
 per la formazione
e l'aggiornamento
del personale della Scuola
(DM 177/2000,
Direttiva 90/2003,
DM 5/7/2005 - Prot. N. 1229)

 

 
 
 





 

 
 
 

 

 

 

SI È TENUTO A RIMINI IL CONVEGNO NAZIONALE DELL’ASSOCIAZIONE PROFESSIONALE CATTOLICA DI INSEGNANTI, DIRIGENTI E FORMATORI (UCIIM).

Al termine del convegno abbiamo intervistato ANNA BISAZZA MADEO, Vice presidente nazionale UCIIM

D. - Autonomia e federalismo, un tema attuale ma che va al di là di quelli comunemente affrontati da un’Associazione professionale di docenti. Perché questo titolo al vostro Convegno nazionale di Rimini?

R. - Una riflessione su questa tematica non è semplicemente opportuna ma doverosa ed urgente, in particolar modo perché da dieci anni ormai l’autonomia nella scuola e della scuola dovrebbe essere un dato acquisito.

Qualche riferimento legislativo: la Legge 59/97 (art.21) inserisce l’autonomia delle istituzioni scolastiche nell’intero sistema di riorganizzazione dello Stato; il D.P.R. 112/98 decentra compiti agli Enti locali anche in relazione alla scuola ed il D.P.R. 275/99 è il regolamento che indica concretamente l’iter operativo per l’attuazione dell’autonomia scolastica.

I fondamenti della normativa citata, già presenti nei principi ispiratori della nostra Costituzione, sono stati resi più espliciti dalla L. 3/2001 di revisione del Titolo V.

D. - Lei ha usato un condizionale. Come funziona l’autonomia nella scuola? Può esprimere un suo giudizio?

R. - Abbiamo dichiarato, senza tema di smentite, che l’autonomia scolastica è "incompiuta". La sua realizzazione appare problematica per una serie di motivi: per carenza di risorse economiche e strumentali; per la difficoltà di raccordi convinti ed efficaci; per la sordità di molti interlocutori; perché si attendono ulteriori provvedimenti legislativi a livello organizzativo, in relazione agli organici funzionali, alla ricostituzione di organi collegiali non solo di partecipazione ma anche di "governo" della scuola.

Il centralismo è una condizione atavica, che difficilmente si riesce a superare, sia perché dall’alto continuano a piovere non "le norme generali" ma disposizioni spicciole, sia perché la base non sempre produce progettualità coerente né si mostra aperta al cambiamento.

D. - Se l’autonomia è "incompiuta", quale scuola si prospetta in un probabile sistema federalista? L’UCIIM vede positivamente un cambiamento in tale direzione?

R. - E’ convinzione comune ormai che il cammino verso il federalismo sia irreversibile.

Il nostro confronto con i politici delle varie forze di maggioranza e minoranza presenti in Parlamento ce ne hanno dato conferma. I tempi potranno essere stretti o più dilatati e certamente non mancano perplessità e diffidenze. Il problema vero sta nelle modalità di attuazione del nuovo sistema e della governance, nel rispetto dei ruoli, nell’adempimento corretto di compiti e funzioni, nella capacità di operare con aperto senso di sussidiarietà e nella solidarietà. Non sono parole da proclamare, sono principi da assimilare e trasferire nell’esercizio quotidiano di vita, in tutti i contesti. Non è facile, ma bisogna impegnarsi in prima persona e tendere a "bonificare" quanto ci sta attorno, con la speranza che, nel momento di crisi che stiamo vivendo, possiamo procedere sinergicamente verso il meglio.

La scuola, in un sistema di federalismo equilibrato, con docenti e dirigenti motivati, con famiglie e forze sociali consapevoli delle proprie responsabilità, potrebbe recuperare autonomia di spazi e rendere un servizio più rispondente alle esigenze ed alle caratteristiche del territorio, in vista della piena formazione.

D. - Può esprimere un parere sui disegni di legge Aprea (PDL) e Goisis (Lega Nord), che contengono disposizioni e norme sul federalismo scolastico?

R. - Sono due posizioni diverse di federalismo.

Il DdL. dell’On. Aprea è fondamentalmente centralista: la decentralizzazione è concepita come un passaggio dalle competenze statali alle competenze delle autonomie scolastiche; non si prevede un equilibrio tra poteri delle Regioni e poteri delle istituzioni scolastiche; le "Fondazioni" (poi riviste) fanno pensare a tendenze verso forme di privatizzazione.

L’On. Goisis prevede la regionalizzazione degli organici, del reclutamento, ecc.: il passaggio di quasi tutte le competenze scolastiche dallo Stato alle Regioni.

Sul primo DdL si può discutere, certamente va equilibrato e migliorato.

Il secondo esaspera i poteri regionali: avremmo 20 Regioni-Stato in competizione tra loro, con la disgregazione del sistema nazionale.

In ogni caso, le Regioni non sembrano pronte, si corre il rischio di un Paese a più velocità anche nel sistema scolastico ed è assolutamente da evitare il centralismo regionale nemico della sussidiarietà.

D. - Questo federalismo che sembra irreversibile, quali caratteristiche dovrebbe avere, cosa dovrebbe garantire per migliorare e non peggiorare la situazione della scuola e del Paese in generale? Come potrebbe essere sintetizzata la vostra idea di federalismo?

R. - Noi dell’UCIIM siamo convinti che il federalismo non è un fine ma un mezzo per rendere la società più equa. Nella Scuola deve garantire libertà d’insegnamento e uguali diritti per gli alunni di tutto il Paese.

La nostra idea di federalismo vede da una parte strutture nazionali solide e competenti, che sappiano attuare politiche equilibrate per Nord, Sud e Centro, secondo lo spirito cooperativo e sussidiario dell’Enciclica di Benedetto XVI - "Caritas in veritate" – e in una visione aperta ai problemi internazionali; dall’altra parte c’è la valorizzazione delle identità territoriali, in una politica di rete, con vicendevole partecipazione – condivisione – responsabilità.

In sintesi, diciamo NO al centralismo, No alla devolution: non possiamo passare dal centralismo statale a quello regionale, né affidare la Scuola interamente alle Regioni. NO ad ogni forma di egoismo e di chiusura.

Siamo per un giusto equilibrio tra unità e decentramento; per il rafforzamento delle relazioni tra autonomie scolastiche e autonomie locali, condizione indispensabile per rendere i "luoghi" centri aperti in cui la comunità si ritrovi, si identifichi, si sviluppi.

D. - Lei ha citato l’Enciclica del Papa. La posizione dell’UCIIM è quella della Chiesa?

R. - La nostra Associazione, nella sua migliore tradizione e con l’esperienza di oltre un sessantennio, ha offerto fin dalla nascita della Repubblica supporto di pensiero e di operosa collaborazione in rapporto ai problemi sociali connessi all’educazione del cittadino e della persona nella sua integralità.

L’UCIIM, ispirandosi ai principi cristiani, segue con attenzione la dottrina sociale della Chiesa, che ha cura del "bene" dell’uomo, traendone orientamenti.

In relazione alla sua domanda, posso affermare che il problema in questione è stato approfondito particolarmente da un nostro gruppo di studio, andando anche alle radici dell’idea federale cattolica e non. Solo per citare alcuni pensatori italiani degli ultimi secoli possiamo far riferimento a Rosmini, Pio IX, Gioberti, Cattaneo, Sturzo, Salvemini, De Gasperi. ,,,

L’idea corretta di federalismo è quella che ho già espresso in generale (in fase applicativa i problemi da affrontare e portare a soluzione sono tanti) e che trova rispondenza con quanto dichiarato dai vertici della CEI, i quali hanno espresso giudizi non negativi sul processo in corso, ma hanno sottolineato con forza i principi di unità, solidarietà, sussidiarietà, equità, trasparenza, rispetto dei valori (tra questi l’identità territoriale è un valore da coniugare con altri valori). Il federalismo si collega alla concezione cristiana dell’uomo, è un principio sociale da perseguire con il coraggio e la chiarezza della retta coscienza.

D. - La "questione meridionale" che posto trova in un sistema federalista?

R. - Della cosiddetta "questione meridionale" si parla troppo e si conosce poco, né è questo il momento di affrontarne ragioni, stati di fatto, conseguenze, per farlo bisognerebbe far emergere dalla vicende della storia recente e passata quelle verità che nei testi scolastici (e non solo) sono state sempre sottaciute.

A una visione sommaria si comprende come innanzi tutto occorra mettere da parte ogni forma di pregiudizio, di razzismo, di presunta superiorità, di conflittualità: tutti gli atteggiamenti egoistici di fondo. Sarebbe retto, se non quantificare, almeno riconoscere l’ingente ricchezza di risorse umane, culturali e anche materiali di cui il Sud è stato deprivato a vantaggio di altri e ammetterne i crediti, piuttosto che continuare a tagliarlo fuori dalla ridistribuzione delle risorse (vedi FAS).

Un recente documento della CEI, "Per un Paese solidale. Chiesa italiana e Mezzogiorno", presenta un panorama politico in cui si ravvisano questi mali ed auspica un federalismo unitario, cooperativo, equilibrato, realistico, avvertendo che, per sanare i divari e creare di fatto condizioni che soddisfino i diritti di cittadinanza per tutti, occorrono strategie ed investimenti perequativi. Garantire eque condizioni di partenza costituirebbe una spinta virtuosa per bonificare i rapporti sociali e una sfida per il Mezzogiorno.

D. - Lei ritiene che un sistema perequativo risolverebbe la "questione"?

R. - Io non posso ritenere niente per certo. Sono però convinta che non bastano le leggi per rinnovare e capovolgere le realtà. E’ necessario informare, fare chiarezza, creare una tensione forte alla partecipazione. Questo tempo richiama tutti all’etica della corresponsabilità.

Il Convegno UCIIM di Rimini, seguito da molti anche via internet, ha avuto anche questa intenzionalità.

D. - Le chiedo una battuta conclusiva.

R. - La Scuola ha contribuito all’unità d’Italia, ora non può certo contribuire a disgregarla.

La politica ha bisogno della Scuola sia per la formazione alla cittadinanza sia per lo sviluppo personale, sociale, culturale, economico del Paese.

L’impegno finanziario per la Scuola è un saggio investimento per il futuro.

Ignazio Russo

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