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Formazione e aggiornamento



L'UCIIM è soggetto
qualificato dal MIUR 
 per la formazione
e l'aggiornamento
del personale della Scuola
(DM 177/2000,
Direttiva 90/2003,
DM 5/7/2005 - Prot. N. 1229)

 

 
 
 





 

 
 
 

 

 

 

LA SPIRITUALITA' UCIMINA

 

CONSULENTE ECCLESIASTICO SEZIONALE

Mons. Giuseppe Scigliano -
Vicario Episcopale per la Cultura e l'ecumenismo; Direttore Ufficio Insegnamento Religione Cattolica; Direttore Servizio Progetto Culturale.

 

La formazione spirituale del Docente cattolico

di Vittoria Fiorentino Consigliere Nazionale UCIIM

Ferma restando nella nostra “mission” educativa la centralità della persona che, come diritto sussistente, è sacra e inviolabile, dovremmo rivolgere l’attenzione ai giovani colleghi perché seguano l’esperienza di fede e di impegno nella professione educativoscolastica che abbiamo ereditato dal nostro fondatore. Il desiderio per gli anni avvenire, pur riconoscendo il notevole contributo in termini di esperienza dei soci in quiescenza, sarebbe quello di una “UCIIM giovane per i giovani”, che hanno bisogno di formazione, guida e assistenza parasindacale, la quale da un po’ di tempo è venuta meno nella nostra associazione. L’UCIIM da sempre ha operato nella scuola per la scuola, difendendo i valori della cultura, della libertà e della democrazia, nella quale siamo tutti impegnati non solo come cittadini aventi certi diritti e doveri, ma anche come uomini che debbono ispirarsi a un certo modo di vivere e di comportarsi con se stessi e con gli altri. Consapevoli delle grandi emergenze, dei veri cancri della nostra società, l’Uciim deve far sentire sempre più la sua voce perché la scuola eserciti il suo ruolo per la cittadinanza attiva e democratica con la diffusione a livello di massa della cultura della legalità. Consapevoli che la scuola italiana è penalizzata nei confronti internazionali da divari socioculturali e territoriali, inaccettabili in un Paese avanzato, dobbiamo perseverare sulla via di una “educazione continua” che consenta di collocare l’educazione al cuore della società per collocare ciascuno al cuore del cambiamento delle strutture della vita. Dobbiamo investire sulla costruzione di una nuova cultura europea insieme all’intera comunità educante, agli Enti locali, alle organizzazioni della società civile e ai media. Ciò in virtù del fatto che si avverte il bisogno di un cambiamento di rotta nel sistema educativo che va riadattato al nostro tempo tecnologicamente ad alto scambio comunicativo nel quale, risultando inadeguato il modello educativo corrente, il docente deve tracciare una linea pedagogica alternativa in una dinamica dialogica con l’altro e con il mondo. A tal fine, per chi lavora nella scuola è diventata indispensabile la digitalizzazione. Paradossale, infatti, è la situazione in cui si trova l’Italia che ha enormi competenze e talenti, ma solo pochi posseggono una cultura digitale. I più, invece, si lasciano trascinare da un senso di frustrazione che impedisce loro di collaborare internazionalmente con realtà lontane e diverse. Chi non ha cultura digitale oggi è tagliato fuori da tante opportunità (corsi di formazione a distanza, utilizzo di programmi di presentazione ecc.), che promuovono l’accesso alla cultura in generale. In riferimento ai rapporti con le Istituzioni, bisogna continuare a essere incisivi presso il MIUR e presso la CHIESA perché insieme possiamo essere attenti alle esigenze territoriali ed interculturali a favore di una cultura comune che, senza snaturare le radici e le tradizioni dei popoli, ne riconosca la varietà e fecondità, proiettandole in contesti più ampi, globalizzati, quali l’Europa e il mondo. Sarebbe opportuno, poi, rivedere l’accordo tra Chiesa e Miur in merito alla assegnazione dei docenti IRC alle scuole, particolarmente quelle primarie, affinché i docenti siano in possesso di titoli e competenze pedagogiche. Inoltre, in linea con le Indicazioni Nazionali e con la L. 107/2015, i docenti di ogni ordine dovrebbero formarsi costantemente sulle nuove linee pedagogiche, ad es. apprendimento cooperativo e per competenze. (Sarebbe auspicabile che i docenti, particolarmente di scuola sec. di I e II grado, riscoprano la originaria motivazione all’insegnamento). La scuola, poi, dovrebbe essere guidata da dirigenti capaci di dominare i processi di formazione dei docenti, di apprendimento e formazione degli alunni attraverso competenze in materia didattico-pedagogica oltre che gestionale. La scuola, infine, non può e non deve essere autoreferenziale, ma deve ravvisare nel confronto anche con esperti esterni una opportunità di crescita e miglioramento.

 

Preghiera dell'educatore a Gesù Maestro

Signore nostro, Gesù Cristo, Maestro divino
di verità e di giustizia, di amore e di pace,
io Ti ringrazio di avermi chiamato a lavorare con Te
nell'educazione cristiana di quei giovani che sono Tuoi,
che Tu ami e desideri vicini al Tuo cuore.

In questa missione ardua, ma sublime che a Te mi associa,
fa o Signore che la luce della Tua Verità illumini la mia mente,
il fuoco del Tuo amore riscaldi la mia parola,
l'esempio della Tua Vita sia di modello alla mia azione educativa
e la Tua Grazia fecondi l'opera mia nei giovani.

Guidami a trovare la via dell'intelligenza e dei cuori,
rimedia alle mie deficienze, aiutami nelle difficoltà,
confortami nelle pene, difendimi nei pericoli e nelle tentazioni.

Fa, o Signore, che io possa efficacemente indirizzare e guidare
per la via della cultura e della fede, del dovere e della bontà,
della giustizia e della carità, della laboriosità e della cattolicità
le anime dei miei discepoli.

Fissa, o Signore, sopra di noi il Tuo sguardo amoroso e dona a tutti
di poter giungere un giorno a possedere Te che sei il premio per coloro
che Ti amano e credono alla Tua parola.

Gesù Maestro, venga Il Tuo Regno.

E' questa la preghiera originale di Gesualdo Nosengo
(vedi "La Scuola e L'Uomo", Dicembre 2007).
Imprimatur - e Vicariato Urbis - 20-XII-49

 

IL CREDO DELL’UCIIM 

Credo in Te, Padre misericordioso,
che poni sopra di noi il Tuo sguardo amoroso e doni a tutti di poter giungere un giorno a possedere Te che sei il premio per coloro che Ti amano e credono alla Tua parola.

Credo in Te, Gesù Maestro,
Amico e Fratello, Figlio del Dio Vivente, che ci hai chiamato a lavorare con Te nell’opera educativa secondo i Tuoi insegnamenti, per  porre la carità e il servizio a beneficio di tutta l’umanità. 

Credo in Te, Spirito di Grazia e di Vita,
che con la luce della Tua Verità illumini la nostra mente e con il fuoco del Tuo amore riscaldi la nostra parola. 

Credo in Te, Maria,
che prima sei stata educatrice del Maestro e dopo sua prima discepola e ci hai insegnato la ricchezza del coraggio, dell’umiltà e della speranza. 

Credo nell’uomo,
Tua immagine, uscito dalle Tue mani e a Te destinato, reso capace da Te, Signore, di collaborare per la crescita del Tuo Regno. Ogni uomo è uguale in dignità ad ogni altro uomo che incontriamo.

Credo nella Scuola,
aperta, accogliente, corrispondente alle Tue istanze evangeliche di giustizia e di promozione umana. Essa sembra andare alla deriva travolta dal relativismo dominante, ma è  sempre un mondo ricco di esperienze positive, di eccellenze, di dedizione, di impegno duraturo, luogo di crescita e di formazione delle ragazze e dei ragazzi, futuro del mondo. 

Credo nella famiglia,
fondamento della società, dove si vive il Tuo entusiasmo per la vita e si conosce la gratuità e il dono di sé, dove si affrontano insieme avversità e difficoltà, dove si impara ad essere capaci di relazioni umane, affettive e sociali. 

Credo nei giovani,
a cui Tu tieni particolarmente e dalla cui formazione educativa vogliamo trarre occasioni di grazia, amandoli come Tu li amavi, testimoniando i Tuoi ideali di Bene e di Bellezza. 

Credo nell’educatore,
uomo di Dio, che si pone al Tuo servizio per la crescita della persona e che vive affetto e ottimismo, anche se costa sacrificio e fatica, e che si lascia ispirare dai principi costituzionali ed evangelici per consolidare  la vita delle generazioni in crescita. 

Credo nell’attività laicale professionale,
contraddistinta dall’unione di vita e cultura, ragione e fede, ricerca e insegnamento, che è attività di alto valore morale e spirituale, qualificata dal Concilio ‘partecipazione alla missione salvifica della Chiesa’. 

Credo nella formazione,
che è cura interiore per condividere gioie e speranza con gli educandi, ed è cura culturale per avere una larga visione pedagogica, psicologica e sociale ed essere sostegni e guide attenti e amorevoli. 

Credo nella nostra associazione,
per difendere i valori della cultura, della libertà e della democrazia, per seguire i principi di spiritualità e di moralità, per condividere le responsabilità cui ci chiami, Signore, per animare cristianamente la scuola italiana ed europea. 

Preghiera liberamente tratta dagli scritti di GESUALDO NOSENGO, fondatore dell’UCIIM, e dalle riflessioni dei soci. 

Maggio 2013 nell’ANNO DELLA FEDE 2012/13.

Direttivo Sezione UCIIM Mirto-Rossano

PER ASCOLTARE, IMPARARE E CANTARE

L'INNO DELLA SEZIONE

 

LA SACRA BIBBIA

 

 

 

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LA PAROLA DEL PAPA - L'EMERGENZA EDUCATIVA

... Il problema dell'educazione. Abbiamo tutti a cuore il bene delle persone che amiamo, in particolare dei nostri bambini, adolescenti e giovani. Sappiamo infatti che da loro dipende il futuro di questa nostra città. Non possiamo dunque non essere solleciti per la formazione delle nuove generazioni, per la loro capacità di orientarsi nella vita e di discernere il bene dal male, per la loro salute non soltanto fisica ma anche morale.

Educare però non è mai stato facile, e oggi sembra diventare sempre più difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Si parla perciò di una grande "emergenza educativa", confermata dagli insuccessi a cui troppo spesso vanno incontro i nostri sforzi per formare persone solide, capaci di collaborare con gli altri e di dare un senso alla propria vita. Viene spontaneo, allora, incolpare le nuove generazioni, come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato. Si parla inoltre di una "frattura fra le generazioni", che certamente esiste e pesa, ma che è l'effetto, piuttosto che la causa, della mancata trasmissione di certezze e di valori.

Dobbiamo dunque dare la colpa agli adulti di oggi, che non sarebbero più capaci di educare? E' forte certamente, sia tra i genitori che tra gli insegnanti e in genere tra gli educatori, la tentazione di rinunciare, e ancor prima il rischio di non comprendere nemmeno quale sia il loro ruolo, o meglio la missione ad essi affidata. In realtà, sono in questione non soltanto le responsabilità personali degli adulti o dei giovani, che pur esistono e non devono essere nascoste, ma anche un'atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita. Diventa difficile, allora, trasmettere da una generazione all'altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento, obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita. ...

Non temete! Tutte queste difficoltà, infatti, non sono insormontabili. ...

Quando però sono scosse le fondamenta e vengono a mancare le certezze essenziali, il bisogno di quei valori torna a farsi sentire in modo impellente: così, in concreto, aumenta oggi la domanda di un'educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono tanti insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita. Chi crede in Gesù Cristo ha poi un ulteriore e più forte motivo per non avere paura: sa infatti che Dio non ci abbandona, che il suo amore ci raggiunge là dove siamo e così come siamo, con le nostre miserie e debolezze, per offrirci una nuova possibilità di bene.

Cari fratelli e sorelle, per rendere più concrete queste mie riflessioni, può essere utile individuare alcune esigenze comuni di un'autentica educazione. Essa ha bisogno anzitutto di quella vicinanza e di quella fiducia che nascono dall'amore: penso a quella prima e fondamentale esperienza dell'amore che i bambini fanno, o almeno dovrebbero fare, con i loro genitori. Ma ogni vero educatore sa che per educare deve donare qualcosa di se stesso e che soltanto così può aiutare i suoi allievi a superare gli egoismi e a diventare a loro volta capaci di autentico amore.

Arriviamo così, cari amici di Roma, al punto forse più delicato dell'opera educativa: trovare un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina. Senza regole di comportamento e di vita, fatte valere giorno per giorno anche nelle piccole cose, non si forma il carattere e non si viene preparati ad affrontare le prove che non mancheranno in futuro. Il rapporto educativo è però anzitutto l'incontro di due libertà e l'educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà. Man mano che il bambino cresce, diventa un adolescente e poi un giovane; dobbiamo dunque accettare il rischio della libertà, rimanendo sempre attenti ad aiutarlo a correggere idee e scelte sbagliate. Quello che invece non dobbiamo mai fare è assecondarlo negli errori, fingere di non vederli, o peggio condividerli, come se fossero le nuove frontiere del progresso umano.

L'educazione non può dunque fare a meno di quell'autorevolezza che rende credibile l'esercizio dell'autorità. Essa è frutto di esperienza e competenza, ma si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, espressione dell'amore vero. L'educatore è quindi un testimone della verità e del bene: certo, anch'egli è fragile e può mancare, ma cercherà sempre di nuovo di mettersi in sintonia con la sua missione. ...

Non posso dunque terminare questa lettera senza un caldo invito a porre in Dio la nostra speranza. Solo Lui è la speranza che resiste a tutte le delusioni; solo il suo amore non può essere distrutto dalla morte; solo la sua giustizia e la sua misericordia possono risanare le ingiustizie e ricompensare le sofferenze subite. La speranza che si rivolge a Dio non è mai speranza solo per me, è sempre anche speranza per gli altri: non ci isola, ma ci rende solidali nel bene, ci stimola ad educarci reciprocamente alla verità e all'amore. ...

Dal Vaticano, 21 gennaio 2008

BENEDICTUS PP. XVI

 

Leggi l'intero documento:

LETTERA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI
ALLA DIOCESI E ALLA CITTÀ DI ROMA
SUL COMPITO URGENTE DELL’EDUCAZIONE

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